Come gestire la rabbia e il rancore
Per non lasciarti avvolgere da sentimenti distruttivi
Per non lasciarti avvolgere da sentimenti distruttivi
In questo articolo affronteremo la rabbia e il rancore e scopriremo vantaggi e svantaggi di questi due aspetti emotivi apparentemente simili, ma che invece sono molto diversi perché la rabbia è un’emozione, mentre il rancore è un sentimento.
La rabbia ripetuta si trasforma in rancore
Abbiamo visto che la rabbia è un’intensa reazione emotiva temporanea quando ci si sente minacciati. Si può trasformare in rancore quando non viene “guardata in faccia” cioè quando non viene correttamente elaborata e rimessa al proprio posto. Quando nutriamo rancore viviamo di fatto un risentimento, cioè sentiamo di nuovo e con intensità il dolore del passato, e ciò non solo produce effetti spiacevoli sul nostro benessere emozionale, ma ha anche delle ripercussioni sul nostro benessere fisico.
Il rancore è un sentimento di superficie e quando si inizia a togliere i vari strati si scopre di essere diventati sordi ad altri sentimenti più profondi, sovente più nobili, perché ci si è abituati ad ascoltare solo quelli che gridano più forte.
È molto difficile uscire dal rancore perché nel mantenersi arrabbiati a lungo si ottengono dei vantaggi definiti “benefici secondari”. Si tratta di meccanismi quasi sempre inconsci che esercitano un grande potere su di noi, ed hanno necessità di essere prima svelati e poi affrontati scoprendo modi più sani di reagire. Nel processo di ricerca e di riconfigurazione occorre essere aiutati, perché da soli molti di questi meccanismi non risultano evidenti.
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Proviamo ora ad esaminare alcuni benefici secondari collegati alla rabbia ripetuta che abbiamo visto viene definita rancore, forse anche tu potrai riconoscerti in qualcuna delle situazioni elencate.
Rimani arrabbiato per ottenere che si facciano le cose?
Pensi di ottenere di più arrabbiandoti?
Alcuni credono che arrabbiarsi sia un segno di potere, energia, impegno e amor proprio. In realtà, la rabbia nasconde spesso sentimenti ed emozioni di impotenza, delusione, mancanza di sicurezza, tristezza o paura. Se ci si ferma all’arrabbiarsi per porre dei limiti ad altri, forse occorre mettere mano al nostro modo di porsi nelle relazioni. Forse credi che “se la gente non si arrabbiasse non lavorerebbe a sufficienza oppure non otterrebbe risultati o cambiamenti”. In effetti, la rabbia può spingere ad un cambiamento nel breve periodo, ma quando il cambiamento è basato sulla rabbia presto compaiono resistenze che ostacolano il cambiamento.
Utilizzi la rabbia per controllare gli altri?
Ti sei accorto che quando una persona cara si arrabbia quelli che la circondano si sentono in colpa, oppure sono spaventati? In questo modo si lasciano più facilmente manipolare! Forse anche tu a volte ti arrabbi con qualcuno perché vorresti castigarlo alimentando il suo senso di colpa. Il problema è che nel farlo rinforzi il tuo stesso senso di colpa, che inevitabilmente ti rende infelice e diminuisce la tua autostima. Quindi se utilizzi la rabbia come un modo per manipolare gli altri finirai per generare rabbia e risentimento anche negli altri e ti troverai presto nell’isolamento sociale. D’altronde chi vorrebbe stare con una persona sempre incavolata?
Usi la rabbia per non comunicare?
Quando si ha paura di rischiare ad esprimere i propri sentimenti o si temono conseguenze del dire la verità si può utilizzare la rabbia come meccanismo per evitare la comunicazione, magari chiudendosi in un silenzio altezzoso e accusatorio. È possibile che tu veda la rabbia come qualcosa di più sicuro rispetto all’intimità e alla comunicazione autentica, quindi eserciti una modalità relazionale chiamata passiva-aggressiva. Sappi che si tratta di una modalità violenta, e molto presto la modalità relazionale distorta si ritorcerà contro di te!
Utilizzi la rabbia per sentirti protetto?
Quando sei arrabbiato gli altri non ti minacciano perché ti stanno alla larga, in questo modo puoi provare a nascondere a te stesso e al prossimo il fatto che ti senti vulnerabile. Questo meccanismo è molto utilizzato durante l’infanzia, in quel frangente l’uso della rabbia può essere creativo e necessario per proteggersi da situazioni molto stressanti, ma da adulto è necessario stabilire limiti e confini nelle relazioni, imparando a reagire in modi diversi con chi cerca di dominarci o ci spaventa. Si tratta di imparare una modalità relazionale chiamata assertività.
Usi la rabbia per ostinarti in una relazione?
Ti arrabbi per rimanere nella relazione?
Essere arrabbiati con una persona alla quale si tiene e che non ci considera è sempre meglio che non avere nessun rapporto con lei, quindi alimentando il rancore e la rabbia ripetuta si mantiene attiva la relazione anche con chi ci rifiuta. Nelle coppie a volte dopo lunghi litigi si giunge ad una separazione o ad un divorzio, ma conservando il rancore verso l’altra persona si continua a restare psicologicamente uniti ad essa, provando ad esercitare un potere indiretto su di lei. Molti giovani fanno scelte avventate per via del rancore che provano verso i genitori, ma in questo modo finiscono con l’aggravare il problema.
La rabbia ti mantiene nel ruolo di vittima?
Sentirsi delle vittime non fa piacere a nessuno, almeno apparentemente, perché anche nel mantenersi vittime ci possono essere benefici secondari, per esempio si genera compassione e di conseguenza ci si aspetta di essere sostenuti ed aiutati dal salvatore di turno. Ma a forza di fare le vittime si diventa vittimisti. Dietro al vittimismo c’è sempre una forte carica di rancore collegato all’invidia per ciò che ci saremmo aspettati e che invece non abbiamo ottenuto. Mantenendo vivo il rancore ci si de-responsabilizza delegando ad altri ciò che invece sarebbe una nostra responsabilità, inoltre mantenersi nel ruolo di vittima legittima la lamentazione. Si genera un classico meccanismo di difesa chiamato spostamento.
Covi rancore per non assumerti responsabilità?
Questo è forse il vantaggio che più ci spinge a farci prendere dal rancore, perché consente di attribuire ad altri la colpa della nostra infelicità. Ma, come già visto, si tratta di una palese de-responsabilizzazione. Certamente gli altri contribuiscono alla nostra felicità o infelicità, ma alla fine siamo noi i responsabili di quello che sentiamo e facciamo. A volte è molto più comodo provare rabbia che prendere contatto con il timore e la tristezza sono nascosti sotto di essa. Si può trattare di rivelazioni dolorose, meglio restare arrabbiati alimentando la negazione e la repressione dei nostri veri sentimenti.
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Come uscire dal rancore?
Hai diritto di essere arrabbiato e di provare rancore, ma la domanda da porti è una sola: mi conviene davvero?
Se le risposte sono prevalentemente negative il modo migliore per uscire dal rancore è… il perdono.
Infatti il perdono è la decisione di lasciare andare tutti i falsi benefici collegati al rancore per scegliere una nuova strada di libertà. Il perdono è una scelta coraggiosa ma necessaria, è una sfida con noi stessi, è una piacevole possibilità per chi desidera una pace più grande.
Perdonare non significa negare di essere stati delle vittime, ma vuol dire che il fatto di esserlo stato non domina più la nostra identità e la nostra attuale vita emotiva.
Perdonare non vuol riconoscere che l’altro ha ragione e che tu sbagli. Piuttosto insegna che c’è un altro modo di vedere le cose.
Sarà utile domandarsi: voglio avere ragione oppure essere felice? Non sempre è possibile ottenere entrambe le cose.
In questo articolo abbiamo esaminato le differenze tra la rabbia e il rancore, poi abbiamo visto che esistono dei falsi benefici per alimentare il rancore ed infine abbiamo scoperto che il perdono è lo strumento più adatto per vincere la rabbia ripetuta e il rancore.
Elisabetta Fezzi è giornalista e scrittrice creativa. È consulente relazionale esistenziale, counselor professionista ed esperta di scrittura autobiografica. È co-fondatrice e presidente della Famiglia della Luce con Camilla
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