Come nasce il laboratorio on-line di scrittura autobiografica
Dalla perplessità all’entusiasmo per una sfida vinta affrontata con coraggio
Dalla perplessità all’entusiasmo per una sfida vinta affrontata con coraggio
Nella famosa primavera del 2020, quando improvvisamente ci siamo ritrovati tutti a dover stare chiusi tra le quattro mura domestiche, la Presidente dell’Associazione mi ha chiesto di avviare per i soci un laboratorio a distanza di scrittura autobiografica. Prima di allora avevo accompagnato persone o piccoli gruppi a scrivere di sé solo in presenza, avevo delle perplessità sulla buona riuscita del progetto. Ho dovuto ricredermi.
Dopo la prima esperienza è seguita la seconda e poi un’altra ancora, tanto che è diventata un’attività costante dell’Associazione.
Gli applausi vanno ai musicisti non a chi guida l’orchestra…
Alla conclusione di ogni laboratorio mi arrivano complimenti come se fossi io l’artefice di tutto, ma non è così: se il laboratorio ha uno svolgimento positivo, è grazie alla presenza e partecipazione dei novelli autobiografi. Il gruppo è un tutt’uno. A me conduttrice la responsabilità di creare sollecitazioni per facilitare la scrittura, per far riemergere ricordi; a chi partecipa tocca portare in aula la passione di raccontarsi attraverso la scrittura e la disponibilità a mettersi in gioco.
È basilare per un conduttore non dare nulla per scontato; rispettare l’individualità e particolarità di ogni partecipante. È altrettanto importante, e per tutti, essere motivati. Quando in un’attività tutti questi elementi sono presenti, si sostengono reciprocamente e, alla fine, pur con le giuste fatiche e il dovuto impegno, si costata con soddisfazione quanto si è prodotto.
C’è poi un aspetto che considero un ulteriore legame: il diario di ogni laboratorio. Perché sia un diario personalizzato, oltre alla proposta di brevi racconti tratti da autobiografie di persone famose o di donne e uomini feriali, considero opportuno inserire piccoli racconti dei partecipanti, in forma anonima o sottoscritti se c’è il piacere di “mostrarsi”. Il risultato, a mio parere ma anche di chi ha potuto rileggere il percorso fatto, è “bello – buono – utile; meglio ancora “ṭôv” per usare una parola biblica che riassume tutti e tre i termini.
PARTECIPA AI LABORATORI DI SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA
Ogni vita è unica, irripetibile, e può essere narrata attraverso il proprio personalissimo racconto. Lo puoi fare anche tu!
Nei laboratori si mette in comune, con pudore, qualcosa di sé
Aggiungo una riflessione che si è materializzata prendendo lo spunto da un desiderio espresso da una partecipante: «Perché non creare un gruppo WhatsApp per coltivare l’amicizia tra noi? Per scambiarci pareri, impressioni?».
Esprimo il mio pensiero guida. Io sento che la scrittura crea con i partecipanti e tra i partecipanti, una comunione molto particolare. Attraverso la condivisione dei loro scritti ognuna e ognuno entra nell’intimo dell’altra, dell’altro in una maniera particolare.
Nel laboratorio veramente si comunica la propria anima, i propri sentimenti, e questo ha bisogno di protezione, di silenzio. Quando si scrive di sé, secondo me, è come quando ci si mette in preghiera meditativa: per entrare in dialogo con sé stessi o con il nostro Dio c’è bisogno di creare uno spazio pregno di intimità. Sempre secondo il mio pensiero e la mia esperienza c’è inoltre una sorta di pudore a leggere quanto di noi abbiamo scritto, anche quando sentiamo il bisogno di condividerlo.
Per superare la soglia del pudore c’è bisogno di un ambiente particolare; mi viene da definirlo “santo”. Un territorio su cui camminare a piedi nudi. Io mi sento di proteggere questo luogo “santo”, ed è per questo che cerco di mantenere un certo distacco da ciò che non è strettamente legato alla scrittura e al laboratorio. Detto questo nulla vieta che tra i componenti dello stesso laboratorio possa nascere il desiderio di coltivare l’amicizia al di fuori “dell’aula”, ma non è il mio intento.
Si parte dall’infanzia e si cresce insieme…
Quando inizio un laboratorio (volutamente piccolo) chiedo poche informazioni: nome, email, numero di cellulare. Poi conosco le persone man mano che si svelano con i loro scritti. Le conosco per ciò che raccontano e siccome parto dall’infanzia è come se le vedessi crescere in età e in consapevolezza.
Nell’esercizio di presentazione, attraverso parole guida diviene spontaneo raccontare di quando si era bambini, dell’amore dato e ricevuto, dei luoghi che ci hanno accolto.
Colgo sempre nei partecipanti il piacere di scrivere di sé bambini, non per rimanere nella “nicchia” dell’infanzia, ma per guardare quel tempo con occhi nuovi e ritornare al presente con rinnovate consapevolezze. Come quando si prega: dopo aver incontrato Dio non si torna ai fratelli con fresche energie?
Cerco di aver cura del tempo trascorso insieme, in modo che ognuna e ognuno possa trovarsi bene con la scrittura, anche se non ha avuto nel tempo passato dimestichezza con essa. E possa trovarsi bene, insieme agli altri, nelle ore condivise.
Seguire i partecipanti mentre scrivono di sé, per me significa “incontro”; incontro attraverso la parola scritta che oltre a permettere di raccontarsi, apre all’autoriflessione. Chi ha già partecipato a un laboratorio lo sa, perché ne ha fatto esperienza.
Amo la scrittura autobiografica, mi piace mettere a disposizione di tutti le competenze acquisite durante la mia formazione alla Lua (Libera Università dell’Autobiografia), perché tutti abbiamo, nel profondo, il desiderio di raccontare la nostra storia. Arrivederci, quindi!
Anna Romboni
Elisabetta Fezzi è giornalista e scrittrice creativa. È consulente relazionale esistenziale, counselor professionista ed esperta di scrittura autobiografica. È co-fondatrice e presidente della Famiglia della Luce con Camilla
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