È utile il senso di colpa?
Il senso di colpa può avere diverse origini ed essere più o meno sano
Il senso di colpa può avere diverse origini ed essere più o meno sano
In questo articolo parleremo dell’utilità del senso di colpa, o meglio dei sensi di colpa, e affronteremo l’argomento sia nei suoi aspetti psicologici che morali. Scopriremo che ci si può sentire in colpa per molti motivi, ma anche che può mancare la percezione della colpa dopo una grave trasgressione sociale o spirituale. Infine comprenderemo che esiste un senso di colpa sano ed uno insano.
In ogni cultura c’è un certo consenso rispetto alle azioni che rendono gli individui colpevoli dopo la violazione di norme sociali o morali. Ma più che di semplice senso di colpa sarebbe più corretto parlare di “sensi di colpa“.
Non esiste un solo senso di colpa ma molti con risvolti emotivi e morali diversi
Secondo Jakub Gorczyca, autore del libro «Essere per l’altro», (Gregorian Biblical Press, 2011) esistono diversi sensi di colpa, che sfociano in differenti sentimenti ed emozioni spiacevoli o riprovevoli verso sé stessi.
Quando vengono compiute trasgressioni reali o presunte a regole morali, religiose e giuridiche compaiono inquietudine, angoscia, tristezza, sconforto e dolore, che compaiono. Anche omettere di fare il bene quanto ce ne sarebbe la possibilità ottiene vergogna e riprovazione.
A volte le azioni colpevoli producono danni ad altri, invece altre volte non vengono coinvolte terze persone ma si provocano danni a sè stessi.
Ci si può sentire in colpa per motivi etico-morali e sviluppare vergogna
Per esempio quando si hanno rapporti sessuali prematrimoniali, ci si masturba, si ricevere l’Eucaristia in mano anziché in bocca, si sperpera il proprio denaro…
Oppure ci si può sentire in colpa per motivi altruistici e sviluppare imbarazzo
Per esempio quando si comunica ad un’amica che non può avere figli di essere incinta, oppure quando si dice ad un conoscente che ha perso il lavoro di aver ricevuto un aumento di stipendio…
A volte il senso di colpa è insano ed eccessivo
Il senso di colpa può rappresentare un’occasione utile per crescere, oppure una situazione deleteria che blocca e non consente assumersi le proprie responsabilità.
A volte la colpevolezza è frutto di azioni o di omissioni intenzionali, oppure frutto di azioni non intenzionali che comunque finiscono per causare danni a terzi o a sé stessi. La responsabilità personale è differente, ma in entrambi i casi alla colpevolezza è collegato il senso di colpa.
A volte la colpevolezza è inconscia quando è collegata a motivazioni sconosciute o irrazionali, a fantasie, a false credenze. Manca un corretto esame di realtà e un reale comportamento colpevole, quindi il sentirsi in colpa è frutto di un meccanismo psicologico insano, un “io nevrotico e dispotico” che agisce negativamente sull’autostima e sulla sicurezza di sé determinando auto-rimprovero, auto-sabotaggio e, a volte, auto-punizione.
A volte subentrano ansia, depressione, fobie e comportamenti ossessivi compulsivi
Per Lucio Della Seta, autore di «Debellare il Senso di Colpa» (Marsilio Editore, 2005), l’eccessiva colpevolezza inconscia sfocia comunemente in patologie psichiche come ansia, depressione, fobie sociali e disturbi ossessivi compulsivi. Tra le compulsioni più comuni il frequente lavaggio di mani o le ritualità espiatorie perché ci si percepisce sempre inadeguati e sporchi dentro.
Altre volte la colpevolezza è conscia, quando è collegata a comportamenti riconosciuti, ben identificati e adottati liberamente, cioè quando una persona avrebbe potuto agire in modo più corretto, altruistico o socialmente accettabile ma non l’ha fatto. In questo caso sentirsi in colpa rappresenta un meccanismo psicologico sano, utile, adattivo, collegato alla responsabilità, e generalmente produce un progresso evolutivo. Essere coscienti dei propri errori richiede un buon esame di realtà e una certa dose di umiltà, ma apre alla possibilità di attivare la giustizia riparativa, inoltre permette di riflettere sull’opportunità di non ripetere in seguito lo stesso errore.
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In alcuni casi la percezione di colpevolezza è presente, ma si fatica a riconoscere i propri errori perché verrebbe messa in crisi la propria immagine, allora ci si auto-giustifica e si tende a proiettare sugli altri le proprie responsabilità, in questo modo non avviene alcuna crescita perché si rimane prigionieri del proprio “io narcisistico”.
A volte manca la percezione della colpa anche di fronte a fatti gravi
In altri rari casi addirittura la percezione di colpevolezza è inesistente, cioè non si prova alcun rimorso in seguito ad evidenti trasgressioni. In questo caso si è di fronte a comportamenti patologici, collegati ad un “io narcisistico onnipotente” che si inquadra nel Disturbo di Personalità Antisociale, che attualmente interessa circa il 3% dei maschi e l’1% delle femmine (DSM 5). Gli individui che ne soffrono adottano facilmente comportamenti sadici e sono estremamente irresponsabili in ambito lavorativo, finanziario e familiare.
Abbiamo visto che esistono più sensi di colpa e che ci si sente in colpa per motivi motivi diversi, etico-morali oppure per altruistici. Esiste un senso di colpa sano collegato a colpe delle quali si ha piena coscienza ed uno insano collegato a colpe inconsce che producono disturbi di personalità. Infine abbiamo compreso perchè a volte si fatica a riconoscere le proprie colpe e scoperto che in alcuni casi la capacità di sentirsi in colpa è completamente assente anche di fronte a palesi violazioni morali o sociali.
È giornalista pubblicista esperto del settore eno-agro-alimentare, è psicologo, counselor professionista e mediatore familiare. È anche co-fondatore dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla e titolare di Ascolti di Vita.
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