Esistono davvero le malattie spirituali?
Un argomento molto dibattuto a cavallo tra fede e ragione
Un argomento molto dibattuto a cavallo tra fede e ragione
In questo articolo si parla di malattie spirituali, una tematica di frontiera. Si tratta di problematiche che richiedono un approccio interdisciplinare, con un occhio alla fede e uno alla ragione. Utilizzeremo uno sguardo aperto contemporaneamente alle realtà fisiche e metafisiche, rispettosi della scienza ma anche del mistero, coscienti del fatto che l’argomento può generare apprensioni e resistenze oppure visioni acritiche e fideistiche.
le malattie fisiche possono essere diagnosticate facilmente
Nelle malattie fisiche la diagnosi è solitamente semplice ed avviene da parte di un medico attraverso l’identificazione dei sintomi a cui segue la diagnosi e la terapia.
Invece nelle malattie psichiche invece tutto si fa più complesso perché ogni persona rappresenta un universo a sé e anche gli psicologi o gli psichiatri più esperti si trovano sovente di fronte a notevoli difficoltà interpretative.
Può capitare che un trauma fisico rilevante sfoci in un disagio psicologico (percorso somato-psichico), così come un trauma psicologico non elaborato riemerga a livello fisico (percorso psico-somatico).
Risulta evidente che il livello fisico e psichico si intersecano, occorrono esperienza e professionalità per distinguere correttamente i contorni.
Ma a volte emergono sintomatologie che esulano sia dagli aspetti fisici che da quelli psicologici conosciuti e si entra in ambiti non considerati dalle scienze umane, si entra nell’ambito delle malattia spirituale.
Le malattie spirituali sono frutto di azioni preternaturali
Per malattia spirituale si intende un disturbo la cui origine non è naturale ma “preternaturale”, cioè è causata da entità “al di là del naturale”.
Leggi un’intervista di Fabrizio Penna alla Nuova Bussola Quotidiana.
Per prendere in considerazione questa possibilità occorre affiancare alla visione fisica dell’esistenza anche una visione metafisica collegata ad una specifica antropologia, cioè ad una particolare teoria sulla costituzione dell’umano che prevede non solo aspetti materiali (corpo e mente) ma anche immateriali (anima, spirito), cioè affianca al livello fisico anche un livello che potremmo definire “spirituale“. Questa antropologia è riconosciuta, pur con qualche distinzione, da molte filosofie, credenze e religioni in ogni cultura del mondo.
Nell’antropologia cristiana questi livelli si chiamano spirito, anima e corpo, come evidenziato anche da San Paolo «Il Dio della pace, vi santifichi totalmente e tutto il vostro essere, spirito, anima e corpo, siano custoditi irreprensibili per la parusia del Signore nostro Gesù Cristo» (1Ts 5,23).
L’antropologia cristiana evidenziata da San Paolo
Il corpo è la parte materiale, mentre sono parti immateriali l’anima (sede dei pensieri, delle emozioni e della volontà), e lo spirito (sede della scintilla divina che collega ogni creatura con il creatore).
Questi livelli non sono separabili ma uniti ed inscindibili, solo dopo la morte viene lasciata la dimensione corporea ma sussistono le dimensioni incorporee di anima e spirito.
Nella teologia cristiana è verità di fede l’esistenza di una creazione materiale (uomo, animali, piante, minerali) unitamente ad una creazione immateriale o spirituale. Le creature spirituali per eccellenza sono gli angeli, una parte dei quali si è ribellata al Creatore trasformandosi in demoni, mentre la parte restante è rimasta fedele a Dio. Questa ribellione è stata resa possibile dal fatto che le creature angeliche sono dotate di libertà, esercitata attraverso intelligenza e volontà proprie.
I demoni hanno compiuto una scelta irreversibile, ma pur nella ribellione e nella scelta del male continuano ad essere creature di Dio soggette al Suo potere. Infatti è Dio che, pur non volendo il male, permette che il male venga esercitato dai demoni nei confronti dell’umanità in vista di un bene maggiore, però Dio ha il potere di comandare ai demoni di non andare oltre un preciso limite.
L’azione demoniaca si esplica sia attraverso azioni ordinarie (suggestioni che promuovono la tentazione) che straordinarie.
Le malattie spirituali nascono da azioni spirituali straordinarie da parte dei demoni, e sono la vessazione (riguarda principalmente il corpo), l’ossessione (riguarda principalmente la mente) e la possessione (riguarda sia il corpo che la mente). Esiste anche l’infestazione demoniaca che però non riguarda le persone ma i luoghi e gli animali.
Fortunatamente ci sono anche azioni spirituali straordinarie benefiche ad opera dello Spirito Santo, degli Angeli, dei Santi e di Maria (apparizioni, messaggi, sogni, miracoli), o più comunemente azioni spirituali ordinarie come l’ispirazione di pensieri ed emozioni volti al bene.
Per comprendere se ci si trova di fronte a malattie naturali oppure spirituali occorre effettuare preventivamente una valutazione neurologica, psichiatrica e/o psicologica sulla persona che lamenta i disturbi.
Escluse le cause naturali occorre indirizzare la persona verso chi ha esperienza nelle problematiche spirituali, sia esso un sacerdote o un laico, ma è fondamentale che abbia una buona formazione specifica.
Una vita spirituale sera e matura
Se dall’ascolto e dalla valutazione degli indizi emergono aspetti che “in scienza e coscienza” fanno pensare a problematiche spirituali non molto gravi e non troppo pervasive, occorre procedere con gradualità utilizzando azioni spirituali appropriate.
È importante aiutare la persona nella presa in carico del problema e orientarla verso una vita spirituale seria e matura, promuovendo in lei la responsabilità. Possono essere utili anche le preghiere di liberazione (svolte sia da laici che da presbiteri), ma senza esagerare per non determinare deleteri effetti di delega e dipendenza.
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A volte è necessario l’esorcista
Quando emergono sintomi gravi e pervasivi che fanno presumere azioni demoniache straordinarie occorre indirizzare le persone da un sacerdote esorcista, che è autorizzato dal proprio Vescovo a svolgere il ministero di liberazione.
Gli esorcisti di tutto il mondo sono raggruppati in un’associazione internazionale, l’AIE (Associazione Internazionale Esorcisti) che si occupa di sostenere, collegare e aggiornare i propri membri rispetto al loro ministero.
Solo all’esorcista spetta la valutazione finale e la scelta dell’azione spirituale da intraprendere, che generalmente comprende anche l’esorcismo rituale o solenne.
Occorre che tutti questi passaggi si svolgano in modo ordinato e nel rispetto dei ruoli. Il sacerdote non deve fare lo psicologo, lo psichiatra non deve fare il sacerdote, il laico deve conoscere il limite del proprio accompagnamento, inoltre tutte le figure coinvolte dovrebbero sempre avere l’umiltà e l’intelligenza di collaborare tra loro.
Nella società attuale chi vive azioni spirituali straordinarie affronta uno stigma profondo, sovente proprio da parte di chi dovrebbe essere più vicino ed accogliente, cioè dai parenti, dai conoscenti e, a volte, anche dai sacerdoti. Il malato spirituale si trova così in una condizione di emarginazione molto simile a quella sofferta dai lebbrosi citati nella Bibbia.
Ma Gesù di fronte al lebbroso che gli si prostra davanti chiedendogli di purificarlo stende la mano, lo tocca senza timore di contaminarsi e gli dice: «Lo voglio, sii purificato». (Mt 8,2-3)
In questa sequenza è ben espressa un’esemplare didattica, che si sviluppa attraverso momenti consequenziali: la richiesta, l’ascolto, la compassione, l’accoglienza e l’azione.
La sfida più grande è quella di “normalizzare l’anormale” e di rendere ordinario lo straordinario. Ma come fare? Occorre formare laici e sacerdoti capaci di ascolto competente ed empatico, in grado di “patire con” la persona tribolata.
Poi occorre fornire ai bisognosi luoghi e momenti di accoglienza e di aggregazione, dove crescere sia a livello umano che spirituale, dove pregare ma anche scherzare, dove imparare e condividere, soffrire e gioire.
Occorre infine aiutare chi soffre a mettere in moto un’azione personale di presa d’autorità sul male spirituale, cioè sul maligno, affinché quest’ultimo non abbia l’ultima parola.
È il cammino proposto dalla “Famiglia della Luce con Camilla” che, unendo fede e ragione, attua percorsi di sensibilizzazione, accoglienza e consapevolezza per laici e sacerdoti anche su questa delicata tematica.
È giornalista pubblicista, enologo, dottore in scienze e tecniche psicologiche, counselor professionista e mediatore familiare. È co-fondatore dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla e titolare di Ascolti di Vita.
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