Il difficile dialogo tra Dio e io
Attraverso la modalità relazionale con Dio emerge la religiosità più o meno matura
Attraverso la modalità relazionale con Dio emerge la religiosità più o meno matura
In questo articolo si parlerà del difficile dialogo tra tra io e Dio, una relazione a volte cercata altre volte rigettata, attraverso la quale si può comprendere sia il grado di maturità umana che quello spirituale. Vedremo che nel cristianesimo avviene un passaggio di umanizzazione del divino impensabile per le altre religioni e scopriremo che il peccato può essere un’utile opportunità di crescita.
Modi diversi di vivere la propria relazione con il divino
Fondamentalmente esistono quattro modalità di viversi in relazione a Dio: l’ateismo, l’agnosticismo, lo spiritualismo e la religiosità. Ognuno di questi aspetti presenta delle peculiarità e le persone durante la loro vita possono transitare temporaneamente in più di una posizione. Entriamo maggiormente nel dettaglio.
Atei
Sono persone che pensano che l’esistenza sia frutto del caso, che la realtà sia unicamente quella immanente e che la morte sia la fine di tutto; per queste persone Dio non esiste, quindi non hanno nessuno stimolo a cercarlo e nessun rimpianto. Alcuni tra loro sono autocentrati, altri invece sono aperti agli altri.
Agnostici
Sono animati da un’inquietudine di fondo che li pone alla ricerca di qualcosa che offra loro delle risposte di senso che vanno oltre la materia, Dio forse esiste ma non sanno cosa pensare e come fare per raggiungere la meta. Tra di loro si annoverano spesso persone di grande sensibilità, ricche di principi e dotate di un forte anelito sociale.
Spirituali
Sono costantemente alla ricerca di riferimenti trascendenti, qualche Dio esiste, credono nell’esistenza di entità superiori oppure di divinità che accompagnano l’umanità e guidano l’universo. Tra loro si trovano persone etiche e orientate verso il prossimo, ma anche persone confuse e relativiste collegate ai movimenti new age.
Religiosi
Sono persone che si riconoscono in una credenza strutturata dotata di regole e ritualità, dove Dio o gli dei sono specifici e possono assumere forme più o meno accessibili. Vi si trovano persone fedeli al proprio credo oppure incoerenti rispetto a ciò che viene professato.
La religione è una modalità relazionale strutturata con il divino
Qualsiasi religione rappresenta un sistema simbolico-culturale che facilità la mediazione con il divino. Un divino sovente vissuto come toppo lontano e inaccessibile, che solo attraverso precise ritualità può essere avvicinato. Ma perché l’uomo ha iniziato a sentire il bisogno di una relazione diretta con Dio?
Lo spirito umano ha sempre intuito che l’uomo lasciato a sé stesso tende ad assolutizzarsi, mentre per realizzarsi pienamente deve imparare a vincere il proprio narcisismo e a coltivare il senso del limite. La religione è una possibilità per ricordare costantemente la dimensione umana creaturale, quindi permette di stare “al proprio posto”. Attraverso la coscienza del proprio limite la persona è in grado di vivere pienamente la propria umanità, si tratta di un bagno di realtà che la distoglie dall’illusione dell’onnipotenza. Il limite e la conseguente frustrazione diventano quindi elementi strutturanti per forgiare una personalità equilibrata.
Quindi la religiosità è matura quando decentra da sé stessi, mantiene nella realtà e apre alla relazione sia con gli altri con Altro. È invece immatura quando la persona continua a vivere autocentrata in una relazione intimistica con la divinità che diventa un feticcio che sposta dalla realtà.
Gesù ha umanizzato il divino rendendolo accessibile a tutti
Ma nel cristianesimo Gesù è andato oltre, perché incarnandosi ha rivelato come Figlio il volto del Padre durante la propria vita terrena. In questo modo Gesù ha umanizzato il divino, un passaggio inaudito per altre religioni.
Gli aderenti al cristianesimo sovente tendono ad avere una visione personale di Dio e di Gesù Cristo, che nasce dalla mediazione tra l’immagine ufficiale fornita dalla Chiesa e l’immagine personale frutto del proprio vissuto. Per esempio si può credere con una certa facilità che Dio è un Padre misericordioso solo se si ha avuto un buon rapporto con i propri genitori, con il papà in particolare, altrimenti si fa decisamente più fatica ad immaginare un Dio paterno.
Però è utile riflettere sul fatto che la relazione con i genitori rispetto a quella con Dio è molto diversa:
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Il peccato non è condanna ma opportunità
Per il cristiano maturo il peccato non è una condanna, ma un’opportunità. Paradossalmente chi ha peccato poco tende anche ad amare poco, come ricorda Gesù al fariseo che l’aveva invitato a cena e che si era indignato perché una peccatrice era entrata in casa e, accovacciata sotto il tavolo, si era messa a piangere e lavare i piedi di Gesù con le proprie lacrime: «Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». (Lc 7,47)
Il perdono di Gesù non è buonismo ma misericordia, è una grazia accessibile a chi la desidera, ma non accessibile a chi la rifiuta. Il perdono di Gesù esige prima il riconoscimento del peccato, poi la fede nella sua remissione unita al sincero proposito di non peccare di nuovo: «…va e non peccare più» (Gv 8,11)
Chi ha potuto sperimentare su sé stesso l’agape, cioè l’amore incondizionato che sgorga dal perdono ricevuto in seguito a gravi colpe, ha potuto vivere in concreto una nuova relazione con Dio che si può definire una riconciliazione.
Inoltre si è trovato di fronte ad una relazione d’amore contagiosa. Prima è stato amato, poi ha imparato ad amare sé stesso, poi è diventato portatore sano d’amore, poi ha sentito il bisogno di restituire al prossimo un po’ dell’amore sovrabbondante ricevuto in precedenza. Una perfetta circolarità agapica…
In questo articolo abbiamo esaminato il complesso dialogo con Dio, una relazione assente tra gli atei, immaginata tra gli agnostici, ricercata tra gli spirituali e praticata tra i religiosi. Abbiamo poi visto che la religione è un sistema simbolico-culturale che facilità la mediazione con il divino e che esiste una religiosità più o meno matura, inoltre nel cristianesimo Gesù ha compiuto un passaggio inaudito per altre religioni, cioè ha umanizzato il divino. Infine abbiamo visto che il peccato non è una condanna ma un’opportunità.
Elisabetta Fezzi è giornalista e scrittrice creativa. È consulente relazionale esistenziale, counselor professionista ed esperta di scrittura autobiografica. È co-fondatrice e presidente della Famiglia della Luce con Camilla
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