Il ruolo del Silenzio nell‘Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam
Nelle tre Religioni Monoteiste il silenzio riveste un ruolo importante
Nelle tre Religioni Monoteiste il silenzio riveste un ruolo importante
Il silenzio è un elemento di grande valore e significato nelle tre religioni monoteiste dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam. Pur avendo radici e tradizioni diverse, queste tradizioni religiose condividono una profonda comprensione del potere del silenzio, vissuto come strumento per favorire la contemplazione, la preghiera e la connessione spirituale.
Il valore del silenzio è riconosciuto in tutte e tre le religioni monoteiste
Il silenzio è una tematica complessa, con profondi valori e significati sia a livello culturale che religioso, anche se oggi il silenzio è una dimensione spesso trascurata.
Nelle religioni monoteiste, il silenzio può essere inteso come una forma di rispetto, riflessione, ascolto e adorazione di Dio. Esso offre uno spazio interiore in cui gli individui possono avvicinarsi a Dio, sperimentare una connessione più profonda con il divino e contemplare gli insegnamenti spirituali.
In questo articolo, esploreremo il valore e il significato del silenzio nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam e le modalità attraverso le quali può essere praticato.
Gli ebrei vivono in silenzio la meditazione, alcune preghiere e riflessioni.
Nell’ebraismo, il silenzio è considerato una condizione ideale per aprirsi alla presenza di Dio. È attraverso il silenzio che gli ebrei cercano di ascoltare la voce divina e di stabilire un legame diretto con il loro Creatore. Il Salmo 46:11 afferma: “Smettete di combattere e riconoscete che io sono Dio. Sarò esaltato tra le nazioni, sarò esaltato sulla terra“.
Questo invito a “smettere di combattere” può essere inteso come la proposta di trovare la quiete interiore e ad entrare in uno stato di silenzio per consentire a Dio di agire. Infatti dove domina l’io non può agire Dio.
Nel Giudaismo, il silenzio è praticato attraverso la meditazione, la preghiera silenziosa e la riflessione. Nelle sinagoghe, si osserva il momento di silenzio durante i servizi, permettendo ai fedeli di raccogliersi e concentrarsi interiormente. Il silenzio è un modo per aprirsi alla presenza divina e per cercare la comprensione interiore.
La preghiera silenziosa al Muro del Pianto di Gerusalemme
Nell’ebraismo, il silenzio trova espressione nel concetto di “hitbodedut“, che significa “essere soli” o “essere in compagnia di Dio”.
Gli ebrei praticano la hitbodedut per ritirarsi in solitudine e meditare sulla Parola di Dio, pregare e cercare una maggiore consapevolezza di sé e del proprio rapporto con Dio. Questa pratica di silenzio e solitudine interiore favorisce un’esperienza spirituale più profonda e un’intima comunicazione con il divino. L’ebreo che prega al Muro del Pianto a Gerusalemme coltiva un “profondo e solitario” silenzio interiore anche se si trova nel rumore in mezzo ad altre persone.
Anche nel cristianesimo, il silenzio riveste un ruolo significativo nella pratica religiosa. Gesù stesso si ritirava spesso in solitudine per pregare e cercare la presenza di Dio. Nelle scritture cristiane il silenzio è considerato come una via per ascoltare la voce di Dio e trovare la pace interiore.
Le mani giunte accompagnano spessi i momenti di preghiera cristiana silenziosa
Nel cristianesimo, il silenzio è spesso associato alla contemplazione e alla preghiera profonda del cuore. I cristiani cercano momenti di tranquillità per meditare sulla vita e l’insegnamento di Gesù Cristo, cercando una comunione più stretta con Dio, e il silenzio è considerato un’opportunità per ascoltare la Sua voce e permettere alla Sua presenza di permeare l’anima. Alcuni cristiani praticano il “silenzio contemplativo”, in cui cercano di svuotare la mente da pensieri distrattivi e rumore esterno per concentrarsi sulla presenza di Dio. Questa prativa viene anche definita “preghiera del profondo” e si associa sovente a parole o brevi frasi tratte dalla Sacra scrittura che vengono ripetute a lungo nella mente sotto forma di “esicasmo”.
Il silenzio è privilegiato nei monasteri e nei luoghi sacri
Nella tradizione cristiana, il silenzio è particolarmente presente nei monasteri e nei conventi. I monaci e le suore dedicano lunghi periodi di tempo alla preghiera silenziosa, alla meditazione e alla contemplazione. Attraverso il silenzio, cercano di raggiungere una profonda unione con Dio e di vivere in intimità con il divino.
Anche durante i servizi religiosi cristiani, è riservato uno spazio per il silenzio, che consente ai fedeli di riflettere sulla parola di Dio e di raccogliersi interiormente.
I dervisci raggiungono l’estasi mistica attraverso una danza dove ruotano incessantemente
Nell’islam, il silenzio è considerato un mezzo per la purificazione dell’anima e per raggiungere una maggiore consapevolezza di Dio. Anche il profeta Maometto praticava frequentemente il silenzio, ritirandosi in meditazione nella grotta di Hira prima della rivelazione del Corano. La pratica del silenzio è spesso associata al concetto di “dhikr“, che significa ricordo di Dio. Anche nella tradizione ascetica della mistica sufi i seguaci cercano di raggiungere con il silenzio lo stato di “dhikr”, a volte usando la danza per raggiungere l’estasi come avviene tra i dervisci.
Attraverso la recitazione di versi del Corano e il ripetersi dei novantanove Nomi di Dio, i musulmani cercano di immergersi in uno stato di silenzio interiore per avvicinarsi alla divinità e sentirne e sperimentarne la presenza interiore.
La prostrazione silenziosa fa parte della preghiera dei musulmani
Il silenzio è particolarmente importante durante il digiuno nel mese del Ramadan, quando i musulmani cercano di controllare le parole e mantenere uno stato di calma e riflessione interiore. Inoltre, durante le quotidiane cinque preghiere islamiche ci sono sempre brevi momenti di silenzio durante le prostrazioni, che permettono ai fedeli di concentrarsi meglio su Dio.
VIVI IL VALORE DEL SILENZIO NELLA RELIGIONE CRISTIANA
Del silenzio non si può tacere (Franco Angeli, 2023) è un libro appena pubblicato che propone un affascinante viaggio nell’universo del silenzio. Gli autori Giuseppe Fabiano e Stefano Sinelli sono entrambi psicologi con un’ampia apertura sui valori spirituali.
Gli autori dedicano un intero capitolo alle sfumature del silenzio nelle diverse tradizioni spirituali, includendo l’approccio delle religioni monoteiste, ma in altri capitoli vengono presi in considerazione anche gli aspetti filosofici, artistici, cinematografici e psicologici del silenzio. Questa varietà di approcci permette di apprezzare l’ampiezza e la profondità del silenzio come fenomeno umano e divino.
Il libro è ampiamente corredato da citazioni e da una ricca bibliografia, inoltre offre esempi e testimonianze che arricchiscono la comprensione del lettore e lo portano in una dimensione pratica del silenzio.
Del silenzio non si può tacere è un libro che vuol far riflettere ed ispirare, proprio come ha fatto con me.
Gli autori invitano ad esplorare il silenzio considerandolo come risorsa preziosa nella quotidianità, ma anche come un ponte nella spiritualità e come fonte di ispirazione nelle espressioni artistiche.
Inoltre distinguono molto bene il silenzio esteriore da quello interiore, entrambi con una propria valenza e peculiarità. Consiglio la lettura a tutti coloro che desiderano esplorare il silenzio, un aspetto trascurato dell’esistenza umana, ma anche un mezzo espressivo essenziale nella fede matura.
Le modalità per praticare il silenzio nelle religioni monoteiste possono variare, ma alcune pratiche comuni includono la meditazione, la preghiera silenziosa, la lettura contemplativa dei testi sacri e il ritiro in luoghi tranquilli o santuari dedicati. È importante notare che il silenzio non significa necessariamente l’assenza di suoni esterni, ma piuttosto uno stato interiore di calma e tranquillità in cui l’individuo può concentrarsi sul divino.
Il silenzio può essere individuale o comunitario
Inoltre, il silenzio può essere praticato non solo individualmente, ma anche all’interno delle comunità religiose, dove il silenzio condiviso può creare un senso di unità e di connessione spirituale tra i fedeli, consentendo loro di sostenersi reciprocamente nel cammino spirituale.
Tra le diverse modalità per praticare il silenzio nelle religioni monoteiste troviamo:
Momenti di silenzio sono importanti in tutte le religioni monoteiste e non solo…
Il silenzio occupa un posto importante nelle religioni monoteiste, come l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. La pratica del silenzio può variare, ma svolge un ruolo centrale nella crescita spirituale e nell’approfondimento della fede di queste tre religioni, come ben evidenziato anche nel libro “Del silenzio non si può tacere” di Giuseppe Fabiano e Stefano Sinelli (Franco Angeli, 2023) che propone un affascinante viaggio nell’universo del silenzio da leggere in silenzioso raccoglimento.
Il silenzio rappresenta un modo per aprirsi alla presenza divina, per ascoltare la voce di Dio e raggiungere una maggiore consapevolezza spirituale. Attraverso la meditazione, la preghiera silenziosa e la pratica del silenzio interiore, i fedeli di queste religioni cercano di creare uno spazio sacro all’interno di sé e avere un’opportunità per avvicinarsi a Dio, contemplare i misteri spirituali e sperimentare una connessione più profonda con il divino.
È giornalista pubblicista esperto del settore eno-agro-alimentare, è psicologo, counselor professionista e mediatore familiare. È anche co-fondatore dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla e titolare di Ascolti di Vita.
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