PAROLE DI VITA
Il Vangelo incarnato che aiuta a riflettere
Il Vangelo incarnato che aiuta a riflettere
La riflessione di Gesù rispetto alla nostra missione di vita
In questo articolo si parla indirettamente di missione di vita utilizzando come simbolo il sale. Non si tratta di una ricetta di cucina, bensì di una ricetta di vita. Si parla anche di luce, ma non si propone il risparmio energetico, bensì di essere riflesso spirituale della luce divina dopo averla ricevuta.
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Questa lettura interroga molto… Gesù si rivolge ad ognuno di noi, si rivolge a me, ci dice “voi siete…”.
Essere sale significa compiere scelte saporite e realizzare la propria missione
Noi siamo il sale della terra… Il sale serve ad insaporire, a rendere sapido ciò che è insipido. Siamo chiamati a dare sapore alla nostra vita e a rendere sapida anche quella altrui. A volte basta uno sguardo, una carezza, un sorriso, una parola, un abbraccio per renderci salati.
Il sale serve anche a preservare, conservare e mantenere sani gli alimenti. Il sale evita la corruzione. Anche noi siamo chiamati ad usare il sale dell’intelligenza (il sale in zucca) per compiere le scelte giuste, quelle in grado di orientare la nostra vita verso Dio ed essere consolati dallo Spirito Santo, che renderà sane anche le nostre acque inquinate. Che consolazione sapere che il sale che abbiamo ricevuto in dono può allontanare la nostra morte interiore e la nostra sterilità nell’agire…
Essere salati significa realizzare la nostra missione di vita scegliendo i valori.
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Essere una lampada accesa che offere luce
Voi siete la luce del mondo… Essere luce significa essere una lampada accesa, da non porre sotto il moggio. Il moggio era una sorta di antica dispensa dove porre il cibo al riparo dagli insetti. Era costituito da un barile con un fondo aperto verso l’alto, l’apertura era solitamente coperta da un panno e all’interno venivano poste le derrate alimentari. Per renderlo più sicuro, il moggio veniva sollevato da terra con delle gambe di legno, che spesso venivano poste in ciotole con un po’ di acqua per evitare la salita di piccoli animaletti dal pavimento.
Quindi è evidente che porre una lampada sotto il moggio significa porla in basso, sul pavimento, tra le gambe stesse del moggio, cioè in una posizione assolutamente inadatta ad illuminare la stanza, al massimo una lampada lì può produrre ombre che falsano i contorni degli oggetti presenti. Ognuno di noi è una lampada più o meno luminosa e carica di olio.
L’immagine divina è già in noi, occorre cercarla
Ognuno di noi è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, quindi in noi brilla la luce divina. La luce è l’immagine di Dio già presente in noi, quella che non possiamo spegnere, perché non dipende da noi, invece la somiglianza con Dio dipende da noi, ed è collegata all’olio, cioè all’alimentazione della lampada, quindi ha bisogno di essere costantemente riempita alimentando la relazione con Dio. È semplice: basta solo che gli permettiamo di amarci, che ci lasciamo fare da Lui. A quel punto la nostra lampada è piena e luminosa e non può essere tenuta nascosta, perché la nostra relazione con Dio deve produrre frutti di luce, altrimenti addio somiglianza con lui.
Molti buoni cristiani, forse anche io, a volte nella loro relazione con Dio cadono in una visione intimistica e personalistica, ritualistica, invece no, siamo chiamati ad illuminare anche il prossimo, siamo chiamati ad essere comunità, ad essere chiesa, siamo chiamati a porre la nostra lampada sul candelabro, che non a caso è formato da tanti bracci e accoglie tante lampade: non basta essere semplicemente una lampada solitaria. Oggi vogliamo provare ad essere sale e candelabri?
È giornalista pubblicista, enologo, dottore in scienze e tecniche psicologiche, counselor professionista e mediatore familiare. È co-fondatore dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla e titolare di Ascolti di Vita.
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