Per cambiare ci vuole motivazione e volontà
Cambiare a volte è utile o indispensabile. Scopri come fare!
Cambiare a volte è utile o indispensabile. Scopri come fare!
A volte nella vita è utile cambiare, ma sovente è difficile riuscirci. In questo articolo affronteremo il cambiamento associandolo prima alla motivazione, poi alla volontà, ed infine all’aiuto divino. Scopriremo che questi tre aspetti si integrano e si completano con la scelta di un metodo e di una strategia.
Spesso il cambiamento spaventa, a volte addirittura terrorizza…
Per poter cambiare qualcosa nella propria vita occorre sempre una buona motivazione senza la quale non c’è scopo nel voler cambiare un comportamento. Lo scopo finale di ogni cambiamento è progredire verso la felicità, quindi già questa considerazione dovrebbe offrire una sufficiente motivazione, anche se cambiare spaventa perchè obbliga ad uscire dalla “zona di confort” per smantellare abitudini ben radicate. Più è forte la motivazione più si è disposti a cambiare e a lasciare la strada vecchia per avventurarsi in quella nuova.
Naturalmente il successo del cambiamento non dipende solo dalla motivazione ma anche dall’entità del cambiamento, più è grande più spaventa, e dalla propensione al rischio di chi deve esercitare il cambiamento, alcuni sono caratterialmente temerari, altri prudenti, altri più bloccati. Gesù ci chiede: “Vuoi rischiare un po’ con me?” E ci dice anche: “Io sono con te!”.
Per cambiare occorre avere buone motivazioni per salire di livello
La motivazione è collegata al raggiungimento di un bisogno non ancora soddisfatto, ad uno squilibrio tra la situazione attuale e la situazione desiderata.
In psicologia si parla di motivazioni primarie quando sono collegate a bisogni del corpo, come la fame, la sete, il sonno, la sessualità, e di motivazioni secondarie quando sono collegate a bisogni dell’anima e dello spirito, come la sicurezza, l’appartenenza, la stima e l’autorealizzazione.
Una delle più famose teorie psicologiche sui bisogni, quella creata dallo psicologo statunitense Abraham Maslow nel 1954, ha postulato che esiste una gerarchia, prima occorre soddisfare quelli fisiologici, poi quelli di sicurezza, di appartenenza, di stima, per giungere infine all’autorealizzazione.
Ma riflettendoci un po’ si scopre che tutti quanti sono bisogni “autocentrati”, basati sull’io, si ha quindi la chiara impressione è che manchi qualcosa di importante: il “senso dell’esistenza”.
Non a caso successivi studi hanno corretto questa visione riduttiva, ed hanno evidenziato che uno dei fattori fondamentali che determinano la personalità è la capacità di decentrarsi dal proprio io per andare verso altri e verso Altro: questo bisogno è stato definito la trascendenza di Sé.
Per soddisfare i bisogni occorre partire dall’alto
Insomma, chi rimane centrato su sé stesso e sui propri bisogni finisce per appassire e morire, non riesce mai a realizzarsi veramente. La vera realizzazione avviene invece attraverso la trasfigurazione dei propri bisogni attraverso le relazioni, sia quelle sociali con prossimo che quelle spirituali con Dio.
Dio ci dice che anche oggi qualcuno sazierà la nostra fame e la nostra sete, ci dice che con Lui siamo al sicuro anche se cammineremo in una valle oscura, ci dice che ci stima e ci ama a prescindere dai nostri sbagli, infine ci dice che gli appartieniamo perché ci ha creati e il nostro nome è tatuato nel palmo della sua mano. Dio può soddisfare i nostri bisogni partendo dall’alto, è con noi per accompagnarci verso la nostra autorealizzazione, è sovrabbondante, vuole esagerare, vuole amarci senza remore, vuole che noi ci sentiamo parte del Suo progetto d’amore. Ci chiede solo di uscire dal nostro guscio e di fidarci davvero: vogliamo provare a farlo per cambiare qualcosa di noi?
Un noto proverbio recita che “la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”: non basta aver intenzione di cambiare, occorre attivare la volontà per promuovere il cambiamento.
Per conservare la volontà e raggiungere la meta occorre una motivazione forte e conveniente. Lo psicologo Roberto Assagioli nel suo libro “L’atto di volontà” (Astrolabio Ubaldini, Roma, 1977) sostiene che: «La funzione della volontà è simile a quella del timoniere di una nave. Sa quale dev’essere la rotta e la mantiene con fermezza nonostante le sbandate causate dal vento e dalla corrente».
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Siamo chiamati ad essere timonieri disposti a rischiare pur di raggiungere la meta, coscienti del fatto che non siamo soli al timone: non solo Dio è con noi, ma Dio è in noi!
Timonieri disposti a rischiare con Dio per cambiare
Però anche se Dio ci assiste, ci conferma e ci ama. non svolge il lavoro che compete a noi. La corretta collaborazione tra uomo e Dio è stata perfettamente sintetizzata da S. Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, che raccomandava: «Prega come se tutto dipendesse da Dio, lavora come se tutto dipendesse da te».
Quindi l’utilizzo della volontà compete a noi, non a Dio. Allo Spirito Santo possiamo però domandare di rinforzare la nostra volontà.
Anche chi vive situazioni di depressione riesce ad attuare azioni dove viene esercitata la volontà, senza di essa non riuscirebbe neanche a rimanere in vita o ad alzarci dal letto, anche se fatica molto a progettare il futuro. Tutti possiedono la volontà, il problema è che non tutti la esercitano correttamente.
Per cambiare e andare a segno occorre un metodo
Per avere successo occorre un metodo, cioè occorre scegliere e pianificare correttamente le azioni necessarie per raggiungere l’obiettivo. Occorre prima un piano d’azione e poi una strategia che consenta di rispettare il piano con tutti i suoi passaggi. Per esempio per essere invogliati a fare una cosa ci si può attribuire una ricompensa una volta eseguito il compito, oppure per non dimenticarsi di fare una cosa si possono utilizzare segnali difficili da ignorare, come l’attivazione di una suoneria speciale sulla sveglia del cellulare, oppure un classico bigliettino appeso sullo specchio del bagno, o anche un braccialetto di filo intrecciato con un colore appariscente.
Ma soprattutto per funzionare in modo ampio e completo la volontà dev’essere:
Però, nonostante gli sforzi, a volte può subentrare l’apatia, cioè una perdita di interesse e motivazione verso qualsiasi cosa, alla quale spesso si aggiunge l’abulia, cioè la mancanza o perdita della volontà. Non serve colpevolizzarsi ed auto-sabotarsi, si corre il rischio di andare di male in peggio. Alla prima comparsa di questi sintomi occorre avere l’umiltà di farsi aiutare da persone competenti che si pongono al nostro fianco per accompagnarci a superare il guado.
Coscienti però del fatto che Colui che davvero è in grado di trasfigurare il dolore e il vuoto riempiendoli di gioia e amore è solo Dio, che continua ad amarci e invita ognuno di noi a continuare ad amarci. Questa e la concretizzazione dell’Agape!
Abbiamo visto che cambiare sovente è difficile anche se è utile, ed occorre avere una buona motivazione, poi attivare la volontà abbinata ad una buona strategia, infine contare sull’aiuto divino.
Può essere anche utile farsi aiutare attivando un accompagnamento umano e spirituale, oppure partecipare a momenti di formazione e di crescita come quelli organizzati dalla nostra associazione.
È giornalista pubblicista esperto del settore eno-agro-alimentare, è psicologo, counselor professionista e mediatore familiare. È anche co-fondatore dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla e titolare di Ascolti di Vita.
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