Cosa serve la ritualità nella religione?
Una modalità per umanizzare il divino
Una modalità per umanizzare il divino
In questo articolo esaminiamo l’importanza della ritualità nella religione. Infatti la ritualità è presente in tutte le culture del mondo in tutte le espressioni di cultuali presenti nelle differenti tradizioni spirituali. Non fa eccezione la religione cristiana.
CRISTIANESIMO RITUALIZZATO
L’Eucaristia è memoriale dell’ultima cena
La religione cristiana cattolica utilizza ampiamente elementi simbolici rituali, a partire dall’incenso per giungere all’acqua benedetta, passando attraverso i paramenti sacri, le immagini sacre e gli elementi collegati alla S. Messa.
Un prete che usa l’incenso sta compiendo una precisa ritualità di purificazione e di offerta, la benedizione Eucaristica effettuata elevando l’ostensorio prima in centro, poi a sinistra e poi a destra è una precisa ritualità collegata al segno di croce.
La fede si alimenta anche di elementi rituali che rendono visibili e umanizzati aspetti spirituali invisibili e divini. Questa incarnazione del divino attraverso gesti ed oggetti produce un forte coinvolgimento emotivo: ecco perchè è importante curare adeguatamente la liturgia durante le celebrazioni religiose.
LA COMPONENTE EMOTIVA DELLA RITUALITÀ
La preghiera offre una visione trascendente all’immanente
Chi immagina che religione e scienza possano dare risposte a tutto vuol dire che le utilizza entrambe come feticci.
È solo vivendo una religiosità aperta alla ragione e una scienza aperta al mistero si sperimenta una posizione sana ed equilibrata sia dal punto di vista psicologico che spirituale.
Occorre possedere uno sguardo trascendente partendo dall’immanente. La religione, con la sua ritualità liturgica, offre una strada accessibile per sfiorare il mistero senza rimanerne schiacciati.
IL DIVINO AFFASCINA E SPAVENTA
Il divino è nell’immaginario qualcosa di affascinante ma contemporaneamente di tremendo, la religione ha proprio il compito di mantenere chi vi aderisce sul confine del sacro senza rischiare di esserne travolti, di offrire un contatto sostenibile tra umanità e divinità.
La forte emozionalità che sovente accompagna la ritualità ha il compito di far sperimentare, attraverso i sensi fisici, l’infinitezza, la grandiosità e il senso del sacro, cioè del separato da me, che in termini psicologici rappresenta l’inconscio. La religione serve quindi a offrire una dimensione di contenimento rispetto un’esperienza di infinitezza che potrebbe essere destabilizzante se vissuta direttamente.
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IL CRISTIANESIMO HA ABOLITO LA SACRALITÀ DIVINA?
Il cristianesimo ha umanizzato il divino
Il filosofo e sociologo Umberto Galimberti ha sostenuto che la religione cristiana ha abolito il sacro perché nel momento in cui un Dio è sceso sulla terra umanizzandosi ha abolito la distinzione tra umanità e divinità, perdendo il senso di un’irriducibile distanza. Filosoficamente parlando non ha torto, effettivamente proprio qui sta lo scandalo della venuta di Gesù vero Dio e vero uomo, che muore in croce per la redenzione dell’umanità.
Ma se accettiamo la prospettiva cristiana in realtà non aboliamo il senso del sacro bensì ci rendiamo conto che il sacro è un’esperienza umana, uno spazio dove depositare quei desideri e quelle istanze che permettono di superare la limitatezza.
Nel momento in cui Gesù scende sulla Terra restituisce ai viventi la dimensione simbolica della piena paternità, umanizzandola attraverso la sua esperienza di relazionalità perfetta, contemporaneamente paterna, materna e fraterna.
DIVERSI TIPI DI RELIGIOSITÀ
Rispetto alla maturità religiosa possiamo evidenziare due visioni:
La luce è un elemento simbolico fondamentale nella religione
Dio diventa una risorsa che, attraverso la sua alterità, da un senso alla creaturalità. La religione è allora praticata per convinzione e non per convenienza, non usata ma vissuta come elemento caratterizzante e fondativo della persona, depurata da tutti gli elementi inquinanti che rimandano all’interesse personale.
È una modalità religiosa altruistica, che si esprime attraverso la preghiera di richiesta per sé stessi e per gli altri unita alla lode, al ringraziamento e all’accettazione degli eventi dolorosi dell’esistenza che vengono vissuti come opportunità di crescita interiore.
È giornalista pubblicista, enologo, dottore in scienze e tecniche psicologiche, counselor professionista e mediatore familiare. È co-fondatore dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla e titolare di Ascolti di Vita.
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