Sai come affrontare il lutto?
La morte è una grande fatica che ha bisogno di luoghi e spazi di elaborazione
La morte è una grande fatica che ha bisogno di luoghi e spazi di elaborazione
In questo articolo parleremo della morte, una condizione ineluttabile connaturata all’esistenza, e capiremo quali sono le fasi per una corretta elaborazione del lutto. Scopriremo anche il lutto necessita di spazi adeguati e comprenderemo quali sono.
Ci sono molti modi per reagire alla scomparsa di una persona cara, ogni situazione è differente. Molto dipende dalla relazione affettiva che si aveva con il defunto, dalla sua età, dalla sofferenza che ha preceduto la morte, dal fatto che la scomparsa sia giunta improvvisa oppure fosse attesa, dalla violenza della dipartita. A questi aspetti si aggiungono eventuali sensi di colpa collegati a situazioni irrisolte con chi è scomparso.
Allo sconforto segue la negazione e la rabbia
Ma anche se ogni lutto è diverso sono state evidenziate 6 fasi di elaborazione di durata ed intensità differenti:
Ogni lutto è diverso ed ha bisogno di spazi adeguati di elaborazione
Il lutto per essere ben elaborato necessita di spazi di narrazione (luoghi e persone disponibili) e di ritualità simboliche (visita della tomba, visione di foto o filmati, oggetti del defunto, conservazione dei suoi interessi o proseguimento di suoi progetti incompiuti).
Utile è il ricorso a persone amiche che abbiano già vissuto correttamente un’esperienza di lutto e si propongano come ascoltatori attenti e rispettosi.
Altrettanto utili possono essere dei gruppi di mutuo auto aiuto sul lutto, presenti in molte città italiane. Qui puoi trovarne uno vicino a te
Un’ulteriore possibilità è rivolgersi ad un contesto professionale in grado di accogliere correttamente il lutto facilitandone l’elaborazione.
L’ASSOCIAZIONE NASCE DA UN LUTTO
Possiamo aiutarti ad elaborare il tuo lutto…
Il Dott. Luigi Colusso, autore del libro “Il colloquio con le persone in Lutto” (Ed. Erikson, Trento, 2012) e fondatore dell’associazione Advar ha perso una giovane figlia e propone una visione innovativa da utilizzare nell’elaborazione del lutto definita “paradigma del dono“.
Si propone di considerare, a prescindere dalle credenze di fede, la vita come un dono e considerare il dono come strumento con il quale leggere tutti gli eventi della vita. Utilizzando questa visione il Dott. Colusso è riuscito a vedere anche la morte nella stessa logica, pur se con fatica, tempo e cedimenti temporanei.
Se durante l’elaborazione di un lutto si viene aiutati a concentrarsi sia sui doni ricevuti che su quelli donati nella relazione con il defunto si attua un percorso virtuoso che porta a comprendere che il valore del dono non si esaurisce con la morte ma prosegue nel tempo, generando nuove opportunità, trasformazioni e trasfigurazioni.
Fare memoria dei doni ricevuti e donati
Nel caso della morte i doni ricevuti e donati nella relazione con il defunto non sono più fruibili in forma materiale ma rimangono nel ricordo (dal latino cor, cordis = cuore), ovvero la persona amata attraverso la memoria del dono viene costantemente “ri-messa nel nostro cuore”.
Riuscire a vivere la relazione con il defunto nell’ottica del dono consente di giungere in modo progressivo ma consequenziale al “perdono” dell’esperienza vissuta (sia rispetto alla persona che alla situazione); infatti il perdono è il dono più grande, quello che completa, sublima e trasfigura tutti gli altri. In quel momento si sperimenta la pace profonda della piena riconciliazione tra vita e morte.
In questo articolo abbiamo parlato della morte e capito quali sono le fasi per una corretta elaborazione del lutto. Abbiamo anche scoperto che il lutto necessita di spazi adeguati e comprenderemo quali sono. Infine abbiamo affrontato il paradigma del dono che può facilitare una sana elaborazione del lutto.
Elisabetta Fezzi è giornalista e scrittrice creativa. È consulente relazionale esistenziale, counselor professionista ed esperta di scrittura autobiografica. È co-fondatrice e presidente della Famiglia della Luce con Camilla
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Prezioso sevizio! E come sono vere queste considerazioni… Mai come in questo periodo è accaduto anche a me di pensare, in vario modo alla morte, a volte con timore o angoscia, pur essendo credente. Ma, d’altronde credere, in fondo, non ci rende un gradino di più rispetto a nessuno e a niente, anzi, constatare tutto il nostro limite può essere un punto di partenza salutare….. Mi è però capitato tra le mani un libro di Nouven che mi è stato di grande aiuto: ”Il dono del compimento “: uno stimolo, direi accattivante, ad assumere una nuova prospettiva, che senza concedere alcuna evasione o rimozione al problema, invita a guardarlo diversamente. Ad un certo punto Nouven si chiede (e lo chiede a noi…): “È possibile prepararci alla nostra morte con la medesima cura che i nostri genitori hanno avuto nel preparare la nostra nascita?”. Questa domanda mi ha “spiazzato”, in senso buono, direi mi ha quasi commossa…. e mi è venuto in mente S.Francesco che parlava di “sorella morte”. Sarebbe bello fare un approfondimento sul tema, come un prosieguo dell‘ incontro sulla solidarietà intergenerazionale, un dibattito in cui confrontarci su come affrontare le paure e le angosce che umanamente proviamo attraverso lo strumento della fede, partendo dalla Parola (S.Paolo, i Padri della Chiesa, alcuni Santi…).
Sarebbe un corso molto stimolante, magari si potrebbe preparare suddividendo gli argomenti: ognuno fa una piccola esposizione su cui si prepara.
Grazie Tullia delle considerazioni davvero interessanti.
Rifletteremo attentamente se e come proporre un cammino dedicato al lutto che abbracci sia aspetti umani che spirituali, con l’interazione di tutti i partecipanti. Si tratta di una tematica e di una modalità che l’associazione sente propria, tanto che già da tempo doniamo spazio alle persone che stanno vivendo un lutto e ogni modalità utile per affiancare questa sofferenza è la benvenuta. A presto!