SARÒ ANCH’IO UN UOMO NUOVO!
Racconto autobiografico di Luciano Fiori in occasione della Pasqua 2023
Racconto autobiografico di Luciano Fiori in occasione della Pasqua 2023
La foto, neanche ben riuscita, di un crocifisso particolare
Cercando nelle scartoffie dimenticate in un armadio ho trovato una foto particolare, neanche ben riuscita. «Ah! già…» mi sono detto tra me e me, e subito dopo: «Perché proprio adesso?». Siamo nel tempo di Pasqua!
Il pensiero è andato indietro di dieci anni, forse qualcuno di più. La foto rappresenta un’opera della ceramista-scultrice francese Laurence Bernot con la sua arte moderna, è riuscita a sostenere una icona disegnata e scolpita da famosissimi artisti durante i secoli. Il Crocifisso era accompagnato da un commento di Antonio Scattolini per me assai interessante.
Il crocifisso della ceramista-scultrice francese Laurence Bernot
«Il Crocifisso nasce da una storia particolare. Un figlio di Laurence, prete, muore improvvisamente all’età di circa 40 anni. La madre trova nel Vangelo la luce e la forza per proseguire la sua attività artistica e in segno di gratitudine per la Chiesa che ha accompagnato la formazione di suo figlio, d’accordo con il marito, accoglie in casa uno degli insegnanti di teologia malato di Parkinson già costretto a vivere in carrozzella.
Un giorno questo teologo si rivolge a Laurence chiedendole dell’acqua, dicendo: “Ho sete!”. Profondamente colpita da questa espressione, che riecheggia quella di Cristo in croce, la donna riempie un bicchiere ma, proprio mentre si accosta per porgerlo al malato, questi d’improvviso china il capo sul petto, incapace di tenere eretta la testa. Morirà di lì a poco. Questa scena rimane profondamente impressa negli occhi e nel cuore di Laurence che ne trae lo spunto per creare un Crocifisso davvero “ispirato” dalla fede e dalla carità».
Ero sorpreso: il “modello” aveva la mia stessa malattia! Non riuscivo però a identificarmi con lui e con l’opera. Sì, avevo parecchie difficoltà, ma camminavo ancora bene, guidavo, il mio eloquio mi permetteva di comunicare ancora discretamente con gli altri, gustavo qualsiasi tipo di cibo. Tutto ciò, allora.
Una posizione apparentemente innaturale…
«Il corpo di Cristo è accovacciato in una posizione apparentemente innaturale; in realtà per Laurence, che aveva sotto gli occhi l‘amico teologo seduto in carrozzella, questa è la posizione che le ricordava una persona cara crocifissa dal dolore. Inoltre questa è anche la posizione fetale che vuole alludere alla Risurrezione intesa come rinascita dell’Uomo Nuovo».
Infatti il corpo del Crocifisso è tutto accartocciato su sé stesso. È un corpo sgraziato, come se fosse crollato a terra, non bello da vedere. Guardandolo con gli occhi di adesso, più di dieci anni dal primo sguardo, noto che mi assomiglia.
Le mie ginocchia hanno incominciato a piegarsi, così come il bacino: “La posizione del portiere” lo aveva definito all’inizio un fisioterapista. Mi sembrava impossibile, allora, non riuscire a mantenere la posizione distesa, eppure succedeva che, appena distolta l’attenzione, un po’ alla volta mi piegavo. Nel tempo sono diventato un portiere sempre più accovacciato. Quasi come la posizione del Crocifisso.
Il Crocifisso articolato in molti pezzi come un puzzle
«Inoltre gli scavi archeologici in Terra Santa hanno restituito le spoglie di qualche condannato alla croce che era stato crocifisso proprio in questa posizione, con dei chiodi che trapassavano le caviglie accostate l’una all’altra, di fianco. Il fatto che il corpo del Crocifisso sia articolato in molti pezzi, come un puzzle, evoca l’immagine della Chiesa Corpo di Cristo, composta di diverse membra, secondo l’immagine paolina».
È proprio così! A volte il mio corpo sembra che non si concepisca come unito, ben coordinato, ma le varie parti vanno per conto loro. Il cervello può benissimo dire al piede di alzarsi ma lui si muove appena; poi magari riesce a fare un passo più lungo o più alto, ma secondo i suoi tempi! Non parliamo poi della gola: se non vuol far passare il boccone che c’è in bocca, hai voglia tu di dire «Manda giù!». A proposito di mangiare: sono ritornato a impugnare il cucchiaio come facevo da bambino. Mi risuona una frase che cantavo in chiesa ai bei tempi degli incontri delle famiglie, dei fidanzati… “Se non ritornerete come bambini…”.
La testa pesantemente crollata sul petto
«Non si può vedere il volto del Crocifisso perché la sua testa è chinata, anzi pesantemente crollata sul petto. Il dettaglio è molto forte e ricco di suggestioni. Al di là del riferimento alla vicenda personale dell’artista, chi guarda il Crocifisso è costretto a immaginare il Volto del Signore proprio facendo riferimento ai “crocifissi” della malattia, della solitudine, della povertà, della violenza, dell’emarginazione, del respingimento…»
Tutto ciò non è assolutamente facile, ma piuttosto faticoso. Ci viene più spontaneo percorrere una via crucis guardando le varie stazioni del cammino di Gesù in quel lontano venerdì a Gerusalemme, pensandolo però risorto e glorioso, piuttosto che considerarlo un poco di buono, un visionario, un disturbatore della quiete degli animi, un emarginato tra i tanti emarginati che hanno sempre accompagnato ogni epoca e anche la nostra società odierna. Mi è sempre dispiaciuto osservare lo sguardo assente degli anziani, persi nei loro pensieri, incapaci di comunicarli ad altri. Il mio volto a volte è piegato verso il petto, specie quando ci sono più persone che parlano tra di loro magari di un argomento che interessa anche a me, ma mi è difficile inserirmi nel discorso: i nostri tempi non sono uguali. Spero però di non avere lo sguardo spento: voglio guardare ancora gli altri con interesse, voglio far parte ancora del loro mondo e spero che loro si sentano inclusi nel mio!
La cruda realtà della morte in questo Crocifisso
«La mano destra è decisamente morta! In essa non c’è più un filo di energia e di vita: è proprio una mano “abbandonata”! Chi guarda questa mano penzolante resta colpito dalla cruda realtà della morte che in questo Crocifisso, come nei Vangeli, non viene negata né attenuata … L’altra mano, invece, si leva verso l’alto, oltrepassando il bordo della croce… una croce che non può trattenerla al suo interno! È questa, un’altra stupenda evocazione della prospettiva pasquale che viene riassunta in questo Crocifisso. Questa mano è tesa verso qualcuno che può afferrarla, e in questo modo ci viene richiamata anche l’idea che il Figlio morendo si è affidato al Padre e nelle sue mani ha consegnato il suo spirito: è ciò che Laurence crede per il suo figlio prete, morto in giovane età.»
In vita mia non ho mai avuto le mani così lisce come quelle attuali! Non hanno un callo, neppure una piccola parte di pelle ispessita. Il palmo è morbido come quello di un bambino, un bambino piccolo perché appena i bambini incominciano a manipolare le cose, a giocare con terra, sassi, palette, pallone, la pelle acquista in superficie uno strato un po’ più spesso e che fa dire: queste mani sono capaci di “lavorare”! Le mie mani hanno sempre lavorato e la mia donna mi diceva che avevano la “giusta consistenza”.
Non è mai riuscita a spiegarmi bene cosa intendesse, ma mi piaceva quando aggiungeva: «le sento capaci di districarsi nella vita!». Una volta, quando prendevo tra le mie, la mano di mia moglie, la sentivo morbida, delicata; adesso avviene il contrario: la sua pelle è più dura della mia. Eppure continua a usare i guanti quando lava i piatti! Sono le mie mani che hanno smesso di darsi da fare! No, non ce la faccio più a chiudere i bottoni della camicia. Forse questo ha suscitato la pietà di chi mi è accanto e a Natale mi ha regalato, al posto della classica camicia, una polo “borghese”: la Lacoste.
Ho due mani e una, come nel Crocifisso, mi piacerebbe continuare a sentirla fuori dalla situazione che sto vivendo per ricordarmi che io sono “tanto”, ma non “tutto”; che questo mondo è bellissimo, ma c’è dell’altro che mi aspetta.
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Luciano Fiori è un amante della scrittura autobiografica, sua moglie Anna Romboni è la nostra insegnante nei percorsi di autobiografia. Li puoi fare anche tu!
Cristo spogliato di tutto si è fatto “piccolo”
«La croce, infine, è bassa e implica una visione dall’alto da parte di chi sta in piedi. È così che Laurence vedeva in casa sua il crocifisso-sofferente, seduto sulla carrozzella. È così che noi vediamo questo Cristo, “spogliato” di tutto e fattosi “piccolo”. La croce è realizzata in plexiglass, perché suppone una illuminazione dal retro che ce ne possa restituire una visione luminosa, trasfigurata, quale appunto quella dei vangeli. È la luce della speranza cristiana che anima l’artista… e che suscita anche la nostra contemplazione silenziosa e orante».
Non mangio più una buona costata, ma Anna dice che posso permettermi il filetto se lo taglio a piccoli pezzi. La pasta deve essere liscia, morbida, ben condita. Per mia fortuna mi piacciono anche le farfalline al ragù o al sugo di pomodoro! La verdura fresca è stata sostituita con quella cotta. Le mele … meglio dimenticarle, ma sto aspettando le pesche che sono più morbide e scivolose. In compenso Anna invidia la mia mousse di frutta: ne mangio parecchia anche perché accompagna l’assunzione delle medicine. Non sono ancora in carrozzella ma ci arriverò presto: ogni giorno mi sento spogliato di un pezzetto di me. Alcuni giorni fa al funerale di un’amica mi sono sentito chiamare “nonno” da un prete. Accipicchia! Mi stava spogliando anche del mio nome e di ciò che esso rappresentava per i tanti giovani presenti: ero stato uno dei loro accompagnatori nelle molteplici escursioni che abbiamo fatto insieme sulle nostre Dolomiti. Per questi ex miei ragazzi, io resterò sempre Luciano.
Nel commento non c’è accenno alle braccia che io vedo come due ali rivolte al cielo, segno di fiducia: voglio continuare a vivere nella fiducia in Dio, nelle persone che amo, nei tanti amici che ho incontrato per via, nell’umanità.
Mi piace il richiamo di Scattolini alla posizione fetale, simbolo di una rinascita.
Dopo la crocifissione Gesù è risorto. Mi vuol dire che quando le mie ginocchia toccheranno il petto, il mio corpo sarà pronto a “risorgere”, a rivivere una vita nuova?».
Sì, sarò anch’io un uomo nuovo! Tornerò a percorrere i sentieri di montagna; a calpestare la neve; ad affondare i piedi nella sabbia del deserto; a solcare i mari e non solo con un semplice traghetto o sulla tavola di un windsurf; a volare con ali d’aquila nel cielo.
Nell’attesa continuerò ad amare.
Luciano Fiori (marito di Anna Romboni, consigliera e socia onoraria dell’associazione)
Sono counselor professionista, esperta di percorsi autobiografici, dottoressa in scienze religiose e consulente del Tribunale ecclesiastico di Verona. Mi piace scrivere e amo la famiglia.
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