PAROLE DI VITA
Il Vangelo incarnato che aiuta a riflettere
Il Vangelo incarnato che aiuta a riflettere
La pedagogia di Gesù insegna a trasfigurare l’esperienza umana
In questo articolo scopriremo come Gesù ci invita ad essere già beati in terra, a cercare beatitudine cambiando prospettiva e salendo di livello, trasfigurando l’esperienza e volgendo lo sguardo al divino. Un messaggio di speranza e di fiducia per ciascuno di noi, anche se il percorso proposto non è privo di ostacoli e di possibili incomprensioni fino a giungere alle persecuzioni.
In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
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Salire sul monte
Salire sul monte per cambiare prospettiva
È un brano molto noto, si tratta delle famose beatitudini. La prima cosa che mi colpisce in questo Vangelo è che Gesù sale sul monte dopo aver visto le folle. È come dire che Gesù sale di livello, dal piano della dimensione umana al monte della dimensione divina, si tratta di evidenti immagini simboliche.
Il piano è la dimensione terrena orizzontale, è piena di gente e rappresenta le preoccupazioni del mondo collegate al fare.
Il monte invece è la dimensione spirituale verticale, lì si sta in compagnia dei soli discepoli per coltivare la relazione con Dio collegata all’essere.
Coniugare l’essere e il fare
Gesù alterna mirabilmente il fare con l’essere, l’immanenza e la trascendenza, sovente nei Vangeli si legge che Gesù si ritirava in preghiera da solo oppure con pochi intimi. È un chiaro messaggio anche per noi. Ogni tanto occorre salire di livello, ritirarsi temporaneamente dalle preoccupazioni materiali, dove le relazioni sono utilitaristiche, per coltivare la dimensione spirituale, dove la relazione e di dono reciproco, cioè di amore agape.
È sul monte che si ricevono gli insegnamenti più profondi, sempre sul monte si può arrivare a comprendere la logica di Dio, anche se appare tortuosa.
Coltivare la relazione per essere beati
Coltivare la relazione con Dio salendo sul monte
Gesù ci dice che se accogliamo le umiliazioni e le fatiche terrene a causa del Suo nome e le viviamo pazientemente continuando a coltivare la relazione con Lui, queste esperienze saranno ribaltate, trasformate, o meglio trasfigurate nel Regno di Dio, e questo ci rende beati già qui e ora.
Possiamo quindi rallegrarci ed esultare sin d’ora, perché grande è la nostra ricompensa nei cieli, ma anche la gioia di cogliere che si sta facendo la cosa giusta qui e ora già in terra.
In questo articolo Gesù ci invitati ad essere già beati già ora, e ci ha proposto di cambiare prospettiva e di salire di livello per trasfigurare l’esperienza umana attraverso uno sguardo al divino. L’umano e il divino hanno bisogno di fondersi e di integrarsi in modo armonico, entrambe le dimensioni sono importanti.
Anche se la logica mondana attuale ci porta a privilegiare solo la dimensione umana immanente a scapito di quella divina trascendente. È un percorso che costa fatica e non è privo di ostacoli, ma è anche una proposta di speranza e di fiducia.
È giornalista pubblicista, enologo, dottore in scienze e tecniche psicologiche, counselor professionista e mediatore familiare. È co-fondatore dell’associazione Famiglia della Luce con Camilla e titolare di Ascolti di Vita.
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