Usa meglio i sensi per dar più senso alla vita
Esistono dei sensi esterni materiali e dei sensi interni spirituali
Esistono dei sensi esterni materiali e dei sensi interni spirituali
I sensi possono dare più senso alla tua vita. San Tommaso d’Aquino, il grande teologo e filosofo medievale, sosteneva che: “nulla è nella mente che prima non sia stato nei sensi“. I sensi materiali, vista, udito, gusto, olfatto e tatto, sono porte di ingresso, un’interfaccia, tra il mondo esterno e quello interno, quindi conoscere, allenare e purificare i propri sensi è strettamente collegato con i pensieri, con le emozioni e con la volontà. Attraverso le percezioni sensoriali prendiamo decisioni, siamo influenzati dal contesto, siamo spinti verso l’azione oppure verso l’immobilità, possiamo incorporare le relazioni e vivere sentimenti contrastanti.
Ma ci sono modalità diverse di vivere la propria sensorialità, a volte modalità opposte.
Una sensorialità matura è senza eccessi e senza censure
Chi presta poca attenzione ai propri stimoli sensoriali vive una vita distaccata dalla realtà, disattenta, spesso frettolosa, si concede poco spazio per riflettere e per contemplare, non riesce a concentrarsi su obiettivi gratificanti e fatica ad esercitare la volontà. Nella preghiera è sovente freddo e formale.
Chi invece presta troppa attenzione agli stimoli sensoriali esterni vive una vita costantemente sollecitata, distratta ed emotiva, anche in questo caso rimane poco spazio per riflettere e per contemplare, ancor meno per orientare la volontà in modo fermo ed efficace. Nella preghiera è sovente scostante, sempre alla ricerca di “esperienze forti”.
Hai visto che la gestione dei tuoi sensi c’entra con il tuo benessere fisico, psichico e spirituale?
Anche il Salmo 147 parla dell’importanza spirituale di non lasciare le proprie porte sensoriali incustodite e di affidare a Dio la pacificazione dei propri confini: «ha rinforzato le sbarre delle tue porte […] ha messo pace nei tuoi confini…».
I sensi incustoditi lasciano entrare di tutto, ciò che entra indiscriminatamente finisce per inquinare i pensieri e per sollecitare eccessivamente le passioni.
I sensi hanno bisogno di essere regolati dall’intelligenza. Ognuno dei 5 sensi svolge funzioni fondamentali, ma quando uno è carente vengono amplificati quelli che rimangono. Un cieco svilupperà una maggiore sensibilità tattile ed uditiva, un sordo una maggior capacità visiva, e così via.
La bellezza di saper guardare ed apprezzare oltre le apparenze
Pensa alla vista: a volte capita di guardare cose che non servono, o peggio che ti danneggiano e magari alimentano delle dipendenze, come accade con la pornografia. Oppure nel guardare si usano filtri giudicanti, magari viziati dal pregiudizio, o talmente scuri che non si riesce a vedere la luce e la bellezza di chi sta accanto. Abbiamo bisogno di occhi nuovi per poter vedere con gli occhi dello Spirito i tesori nascosti nelle esperienze della nostra vita. Abbiamo bisogno di occhi purificati dalle
Per quanto riguarda l’udito siamo abituati ad ascoltare notizie false, menzogne, pettegolezzi, giudizi, narrazioni violente. Suoni e parole che vengono dall’esterno, ma anche parole che nascono dentro di noi, che generano un dialogo interiore, dove si uniscono intuizioni che provengono dallo Spirito Santo con suggestioni che nascono da spiriti decisamente meno santi… Anche il nemico, direttamente o attraverso chi ci sta accanto, parla continuamente alle nostre orecchie e approfitta delle nostre ferite per condizionarci e disorientarci. Abbiamo bisogno di orecchie nuove per ascoltare ciò che è vero, lasciando spazio alla Parola e alla verità.
Il tatto è tra i cinque sensi quello sempre attivo nel nostro corpo, ci offre un prova certa della presenza dell’altro e ci permette di sperimentare la relazione tra in nostro corpo e il corpo degli altri, tra noi e le cose della terra. Usiamo le mani e la pelle a volte per carpire, per rubare, per afferrare le persone e le situazioni. Occorre invece tatto per toccare le vite degli altri, perché il tatto ha il sapore di un unguento steso sulle ferite di chi incontriamo.
La parola può donare vita ma può anche uccidere l’altro
Il gusto ha sede nella bocca, un organo a “doppio senso” che serve sia per accogliere che per emettere. Esiste un’oralità in entrata e una in uscita. In senso stretto il gusto ci serve per riconoscere ciò che è buono da mangiare ed ha come protagonista la lingua, che usiamo anche per urlare e parlare: non sempre le parole che pronunciamo sono benedizioni, capita spesso che siano di maldicenza, di calunnia, vere e proprie armi che tagliano e affettano chi viene colpito. Ne uccide più la lingua che la spada recita un antico proverbio…
Poi con la bocca possiamo baciare. Ma come? Per amare o per possedere, per mangiare l’altro? E il nostro rapporto con il cibo è di gratitudine per il dono ricevuto oppure di bramosia e ingordigia? Mangiamo per riempire il vuoto di amore che abbiamo dentro?
Attraverso la nostra bocca può essere espressa gioia autentica e lode che benedicono la lo nostra vita e quella altrui oppure tristezza e lamento che maledicono!
Infine l’olfatto: siamo curiosi e attenti ai profumi e anche alle puzze? Siamo in grado di riconoscere il profumo soave delle primizie offerte al Signore come sacrificio o non più in grado di distinguere tra l’incenso e il cattivo odore della morte dell’anima?
RISVEGLIA ED ESPLORA I TUOI SENSI CON NOI
Abbiamo visto che i sensi materiali sono porte che fanno entrare in noi l’esperienza e la concretezza del reale e che occorre vigilare sui sensi giungendo a purificarli.
Uno dei modi più semplici per purificare i sensi materiali e quello di collegarli con quelli spirituali. In quest’opera è stato un vero maestro San Francesco d’Assisi, che ha saputo scorgere la presenta del divino in ogni esperienza sensoriale umana, e poi da questa consapevolezza ha fatto scaturire una lode continua a Dio.
Francesco loda il caldo e il freddo, il fuoco e l’acqua, il sole e le stelle, tutto gli fa sentire la presenza di Gesù. Si tratta di cogliere il Creatore nella creazione, di cogliere il legame tra il trascendente e l’immanente! Si tratta di sviluppare una sensorialità più ampia e completa, di avere nuovi occhi, nuove orecchie, nuovo gusto, nuovo tatto, nuovo olfatto. Si tratta di gustare l’Amore di Dio “nascosto” nella realtà.
Per farlo occorre prima coltivare una relazione intima con Dio che ci “inizia” ai sensi spirituali invitandoci ad allargare il nostri orizzonti, così come l’ha sperimentato e descritto sant’Agostino d’Ippona: «O Dio, mi chiamasti, e il tuo grido lacerò la mia sordità; balenasti e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti il tuo profumo e respirai e anelai verso di te; gustai fino ad avere fame e sete; mi toccasti e bruciai di desiderio della tua pace». (Confessioni X, 27, 38).
Una sensorialità contemplativa guarda oltre il reale ed entra nello spirituale
Si tratta di coltivare una sensorialità contemplativa, che va all’essenza dell’esperienza, che la trascende. In fondo, come ci ricordava Antoine de Saint-Exupéry nel suo libro “Il Piccolo Principe” «Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».
Sintonizzando il nostro cuore spirituale con quello di Dio ci vengono aperti dei sensi sconosciuti che ci consentono vivere in totale pienezza la nostra sensorialità che diventa amplificata e si apre al mistero.
Elisabetta Fezzi è giornalista e scrittrice creativa. È consulente relazionale esistenziale, counselor professionista ed esperta di scrittura autobiografica. È co-fondatrice e presidente della Famiglia della Luce con Camilla
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